Scritto il 23 Set 2019
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SE CAMBIO IDEA TI AMMAZZO. IL FISCO CHE UCCIDE L’IMPRESA

La triste storia di una intera categoria a cui si chiede di versare all’Erario un anno di fatturato, per un cambio di interpretazione. La mancanza di una normativa civile non è solo un problema delle autoscuole: oggi a loro, e domani?

Solo gli sciocchi non cambiano idea, però… una intera categoria di imprese oggi rischia grosso.

Infatti il Fisco ha cambiato idea sulla lettura di una norma (per effetto di una sentenza europea) e chiede alle autoscuole di versare l’IVA sul fatturato degli ultimi cinque anni. E siccome cinque volte 22% fa 110%, è come dire che devono versare all’Erario più dei ricavi di un anno.

Lo scrive freddamente l’Agenzia delle entrate in una risposta pubblicata lo scorso 2 settembre 2019.

Molti anni fa, la stessa Agenzia aveva invece ufficialmente affermato (risoluzione del 26 settembre 2005, n. 134/E e circolare del 18 marzo 2008/E, n. 22) che i corsi delle scuole guida erano esenti da IVA.

E così le scuole guida non hanno applicato l’imposta ai loro clienti.

Quest’anno, però, la Corte di  Giustizia  UE  (con  sentenza  del  14  marzo  2019 relativa alla causa C-449/2017) ha sentenziato che le lezioni di guida non sono lezioni abbastanza “scolastiche”, e che quindi non hanno titolo per l’esenzione dal tributo.

Risultato: il Fisco riconosce di aver interpretato la norma in senso opposto, ma ritiene che le autoscuole debbano versare, ora per allora, il 22% sui propri ricavi di un quinquennio.

Si divertano pure ad inseguire le migliaia di clienti patentati per chiedere loro di compartecipare alla colletta.

E tutto sembra corretto, in questo Paese in cui i contribuenti sono sudditi.

Perché se il Fisco cambia idea, il massimo sforzo che fa è quello di non sanzionare chi non lo avesse previsto in anticipo. Lo riconosce, bontà sua, lo Statuto dei diritti del contribuente (al quale peraltro le istituzioni non hanno ritenuto di dare dignità di norma costituzionale). Ma le tasse sono dovute.

Manca in Italia una norma che metta i cittadini al riparo da queste situazioni, che vieti di rimettere in discussione i bilanci delle imprese vittime dei ripensamenti del sovrano, di obbligarle a portare i libri in tribunale.

Ora non basta che il legislatore ci metta una pezza, scrivendo un salvacondotto ad hoc a beneficio dell’incidente delle scuole guida.

Occorre che il Fisco sovrano sia spogliato di questo potere assurdo, e che non possa inventarsi a posteriori di chiedere imposte su anni precedenti, quando cambia idea.

Questo se vogliamo essere un Paese civile.

Christian Penso