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IN RW ANCHE LE CRYPTO SU EXCHANGE ITALIANI
Aumenta le possibilità di subire accertamenti sulle criptovalute.
Contrariamente a quanto si pensa e si legge sul web, l’entrata in funzione del Registro per gli operatori in valuta virtuale gestito dall’OAM, dallo scorso 16.05.2022, non ha alcuna conseguenza sugli obblighi di compilazione del quadro RW da parte dei detentori di criptovalute, obblighi che rimangono vigenti anche per i valori depositati nei wallet forniti dagli operatori italiani.
Non bisogna infatti confondere il ruolo di “mediatore creditizio”, che comporta l’iscrizione all’OAM e alcuni limitati obblighi di interazione con l’Anagrafe tributaria, con quello di “intermediario finanziario” (quale quello di ogni banca italiana) che implica rapporti molto più stretti con il Fisco, tra i quali tutti gli adempimenti relativi al monitoraggio fiscale delle attività finanziari estere amministrate per conto dei clienti.
Più in dettaglio, l’obbligo di compilazione del quadro RW per chi detiene criptovalute deriva, secondo una interpretazione dell’Agenzia delle entrate molto discussa, da una norma ben precisa, che stabilisce che le persone fisiche che detengono investimenti all’estero ovvero attività estere di natura finanziaria suscettibili di produrre redditi imponibili in Italia (tra cui il Fisco comprende le criptovalute) devono indicarli nella dichiarazione annuale dei redditi (art. 4, comma 1, DL 167/1990).
Questo obbligo non scatta però “per le attività finanziarie e patrimoniali affidate in gestione o in amministrazione agli intermediari residenti … qualora i flussi finanziari e i redditi derivanti da tali attività e contratti siano stati assoggettati a ritenuta o imposta sostitutiva dagli intermediari stessi” (art 4, comma 3, DL 167/1990).
La confusione di molti è proprio su questo punto: gli operatori finanziari e le società di compravendita di criptovalute e monete digitali, insomma gli exchange che operano in Italia, non sono “intermediari finanziari”, e quindi non inviano ogni anno al Fisco tutte le informazioni sul monitoraggio fiscale, né provvedono a tassare le eventuali plusvalenze. Deve essere il contribuente a fornire autonomamente queste informazioni attraverso il quadro RW, ed eventualmente a calcolare e versare le imposte per conto proprio.
Quel che faranno gli exchange, sarà esclusivamente alimentare l’Anagrafe tributaria con alcuni dati, che consentiranno all’Amministrazione finanziaria di avviare controlli e verifiche.
L’istituzione del Registro per gli operatori in valuta virtuale, insomma, non solo non diminuisce gli adempimenti per i contribuenti, ma aumenta le possibilità di subire accertamenti sulle crypto, e quindi rende ancor più necessario presentare annualmente il quadro RW e, in alcuni casi, tassare i proventi sui cryptoassets.
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Christian Penso