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“Crypto” o “cripto” deriva da una parola greca che significa “nascosto”, “coperto”, ma ciò non può indurre a ritenere che i guadagni legati ai criptoassets (criptovalute, DeFi, Cripto Art, NFT, attività di mining o di staking) possano rimanere nascosti al Fisco.
In realtà, anche trascurando il fatto che ogni blockchain è un registro pubblico (perché è accessibile su internet a chiunque), l’amministrazione finanziaria è perfettamente in grado di intercettare il momento in cui le somme rientrano nel circuito della moneta tradizionale (“FIAT”) per essere spese o reinvestite.
Dal 2023 è applicabile una disciplina fiscale specifica per le cripto-attività.
Anzitutto, il semplice possesso di cripto-attività (a partire dalle valute virtuali) comporta l’obbligo di dichiarazione ai fini del “monitoraggio fiscale” (nel quadro RW) indipendentemente dall’importo posseduto.
Inoltre, i proventi realizzati tramite la compravendita, la permuta o anche la semplice detenzione
di cripto-attività di ogni tipo sono imponibili quali “redditi diversi” (art. 67 TUIR, comma 1 lett. c-sexies), se sono pari o superiori, nell’anno, a 2.000 €.
In alcuni casi poi, soprattutto per chi compra e vende gli NFT, potrebbe anche essere necessario possedere la Partita Iva.
Se cerchi un commercialista esperto in criptovalute, il nostro Studio può aiutarti a capire il corretto regime fiscale della tua attività, e ad essere in regola con la dichiarazione dei redditi, occupandosi anche solo dei quadri interessati dal mondo cripto (RW e, in alcuni casi, RT).
Se deciderai di farlo, potremo darti supporto per regolarizzare il passato, se ce ne fosse bisogno, con le opportunità offerte dalla Legge di bilancio per il 2023, o con il “ravvedimento operoso” (art. 13 del Dlgs. 472/1997).
Dubbi sul regime fiscale dei criptoassets? Ti hanno sconsigliato di investire in criptovalute perché poi è complicato dichiararle al Fisco? Oppure perché si tratta di strumenti utilizzati dalla criminalità che ti espongono a qualche rischio legale? Temi che sia troppo complesso essere in regola dal punto di vista fiscale? Hai criptovalute che non hai mai indicato nella dichiarazione dei redditi, e ora temi di passare per evasore e incorrere in pesanti sanzioni?
Queste sono le problematiche che sentiamo dai nostri clienti, e che affrontiamo con loro in grande serenità.
Parliamone!
Tieni presente che non forniamo indicazioni sugli investimenti, ma consulenza fiscale.
Se hai investito in criptovalute e possiedi portafogli digitali, sei tenuto a dichiararle.
Le criptovalute si “monitorano” nel quadro RW della Dichiarazione dei redditi, e occorre anche verificare se gli eventuali profitti debbano essere tassati, il che non accade fino ai 2000€ annui e nel caso in cui possano essere compensati con perdite precedenti.
Il nostro Studio può occuparsi di tutta la tua dichiarazione dei redditi o, se preferisci, dei soli quadri interessati dai criptoassets: il quadro RW per il monitoraggio, ed eventualmente il quadro RT se fossi tenuto a dichiarare le plusvalenze o le minusvalenze.
Attraverso i nostri servizi dedicati ti indicheremo con semplicità quali dati occorrono, e in quale formato. Poi, grazie anche alla storica esperienza di fiscalità internazionale, valuteremo la tua situazione e ti assicureremo gli adempimenti corretti.
Regole espresse sulla dichiarazione delle cripto-attività sono state introdotte solo dal 2023, ma il Fisco riteneva e ritiene che anche in passato tali beni avessero rilevanza fiscale.
Se, anche in buona fede, in passato non hai dichiarato nulla, sei esposto a verifiche e contestazioni.
La Legge di bilancio per il 2023 ha previsto la possibilità di regolarizzare il passato con sanzioni limitate allo 0,5% annuo in assenza di redditi, altrimenti il costo annuo aumenta del 3,5%.
Possiamo ricostruire ed esaminare insieme la tua situazione passata, e dirti se ci sono irregolarità da sanare, stimando i costi della regolarizzazione.
Il relativo anonimato, l’assenza di un soggetto che vigili sulle transazioni eseguite, e infine l’assenza di una autorità centrale che emette la moneta virtuale e su di essa realizza un controllo attivo, comportano il rischio di utilizzo delle criptovalute per finalità di riciclaggio, autoriciclaggio e finanziamento del terrorismo.
Il rischio aumenta quando le transazioni vengono effettuate senza il coinvolgimento di soggetti terzi come exchanger o wallet provider.
Per questo le banche e gli altri intermediari finanziari, che sono obbligati agli stringenti adempimenti antiriciclaggio previsti dalla normativa, sono estremamente circospetti rispetto agli accrediti di denaro sui conti intrattenuti presso di loro, se provenienti da exchanger o wallet provider.
Un trader potrebbe pertanto sentirsi richiedere dettagliate informazioni sulla provenienza delle somme, ma non essere in grado di ripercorrere a ritroso l’attività di trading svolta, per tracciarne con precisione l’origine. In altri casi gli istituti bancari potrebbero non essere in grado di considerare attendibili, o comprensibili, i report forniti dagli exchange.
In queste evenienze potrebbe essere utile fornire loro la relazione tecnica di un esperto che abbia analizzato i movimenti a monte del disinvestimento, e che attesti che i fondi provenivano originariamente dal sistema bancario e, soprattutto, che non vi sono stati apporti da soggetti terzi non individuabili.
Il nostro Studio fornisce questo servizio.
Lasciaci i tuoi contatti. Faremo di tutto per contattarti brevemente entro il giorno lavorativo successivo, per metterti in grado di capire che cosa possiamo fare per te e di orientarti verso il tipo di assistenza più adatto.