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IL GRANDE FRATELLO FISCALE HA NOSTALGIA DELLA CARTA
In caso di verifica potrebbe esserci chiesto di stampare tutte le fatture elettroniche.
È più di un anno che armeggiamo con le fatture elettroniche. Sono più brutte, ma più veloci. E soprattutto… elettroniche. Ormai ci siamo abituati.
E ci siamo abituati all’idea che l’Amministrazione finanziaria veda in diretta tutte le nostre fatture attive e passive, per lo meno quelle con controparti italiane. Il Grande Fratello Fiscale nel solo 2019 ha aggiunto così due miliardi di documenti al suo grande database, che da anni alimentiamo con dichiarazioni, elenchi, comunicazioni, bilanci, eccetera.
Di recente, qualcuno è andato però a chiedere alla Guardia di Finanza se in caso di verifica, le unità operative possano acquisire i dati dallo Sdi (il Sistema di Interscambio) direttamente o tramite l’Agenzia, e non chiedere la copia cartacea che, peraltro, non ha particolare valore.
I fiscalisti esperti hanno imparato da tempo che non è mai il caso di fare domande ovvie al Fisco, perché non si sa mai.
La Gdf ha diligentemente fatto presente che in base alla norma (articolo 14, Dl 124/2019), i file Xml delle fatture elettroniche acquisiti al sistema di interscambio sono memorizzati fino al 31 dicembre dell’ottavo anno successivo a quello di presentazione della dichiarazione di riferimento ovvero fino alla definizione di eventuali giudizi.
Fin qui tutto bene.
Però, prosegue purtroppo la Gdf, finché il Fisco e il garante delle Privacy non si metteranno d’accordo su non meglio precisate misure di sicurezza, in caso di verifica il contribuente, se richiesto, deve rendere disponibili tutte le sue fatture elettroniche… su supporto cartaceo o informatico.
Ci sono due prese in giro, in questa risposta (che non ha valore di legge!!!).
La prima è che, come spesso accade, trascura lo Statuto del contribuente, secondo il quale non possono essere richiesti ai cittadini documenti ed informazioni già in possesso dell’amministrazione.
La seconda è che l’organo di controllo è invitato ad acquisire le fatture “con modalità tali da arrecare la minore turbativa possibile allo svolgimento delle attività del contribuente e alle sue relazioni”. Visto che l’eventuale stampa cartacea richiederebbe un inutile dispendio di tempo da parte del contribuente o del suo professionista, a noi sembra che l’unico modo ovvio per arrecare la minor turbativa possibile, sarebbe quello di reperire autonomamente i documenti.
Sorridendo amaramente di fronte a questa incapacità di essere coerenti con l’imposizione di tanti obblighi telematici ai contribuenti, ricordiamo che in effetti sono anni che durante le verifiche vengono chieste le stampe del modello Unico e dei bilanci, tutti atti e informazioni già a disposizione dell’amministrazione finanziaria.
Christian Penso