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CRYPTO: LA RIVALUTAZIONE DELLE CRYPTO-ATTIVITA’ SALVA CHI NON RIESCE A DOCUMENTARE IL PASSATO
È anche un’opportunità per chi ha grosse plusvalenze non ancora realizzate.
La Legge di bilancio 2023 consente ai possessori di crypto-attività, e più probabilmente in particolare ai possessori di cryptovalute, di “rideterminarne” il costo fiscale.
Cosa significa, e a chi può interessare questa possibilità?
Partiamo dalla norma (è il comma 133 dell’enorme art. 1 della legge), che proviamo a tradurre in lingua italiana corrente nel modo seguente:
agli effetti della determinazione delle plusvalenze e delle minusvalenze sulle cryptoattività (secondo il nuovo regime fiscale valevole dal 2023), per ciascuna crypto-attività posseduta alla data del 1° gennaio 2023 può essere preso, anziché il costo di acquisto, il valore di mercato a tale data, assoggettandolo a un’imposta del 14% da pagare entro il 30 giugno 2023, con facoltà di rateizzarla in tre rate annuali di pari importo.
Si tratta quindi di una norma che serve a dare un valore alle crypto possedute, utile al confronto col prezzo al quale verranno vendute per calcolare plus e minus-valenze.
Non è questa una norma per regolarizzare l’omessa indicazione delle crypto nelle dichiarazioni passate (c’è per questo una norma diversa).
A chi è utile?
A due categorie di contribuenti.
I primi sono coloro che hanno investito in cryptoattività che oggi sono fortemente plusvalenti, in particolare che siano cresciute di oltre il 116,66% rispetto al costo di acquisto (fate la prova: se la crescita di valore supera tale soglia, il 14% dell’intero valore di mercato è più conveniente del 26% sulla sola plusvalenza).
I secondi sono coloro che non riescono a documentare i costi di acquisto specifici delle crypto in loro possesso. Potrebbero anche avere dichiarato in passato qualcosa nel proprio quadro RW, magari con approssimazioni o sulla base di propri calcoli non supportati da documentazione presentabile al Fisco, quali screenshots anonimi.
Queste persone saranno domani in seria difficoltà col Fisco, perché l’impossibilità di documentare il costo in modo certo e preciso porterà a calcolare le plusvalenze partendo da un costo pari a zero (lo prescrive l’art. 68 del Tuir al nuovo comma 9 bis). In altre parole pagherebbero il 26% sull’intero valore delle crypto-attività vendute.
Meglio a questo punto pagare il 14%.
Ci occupiamo da tempo di fiscalità di crypto-attività. Se siete interessati alla rideterminazione del valore dei vostri wallets, alla regolarizzazione delle dichiarazioni fiscali passate, alla presentazione di quella per il 2022, o semplicemente avete incertezze sul trattamento delle crypto-attività che vorreste superare, contattateci!
Christian Penso