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Fisco ingiusto
Lavoratore costretto a versare al Fisco le imposte trattenute dal datore di lavoro e da questo non versate. La Cassazione approva.
Molti cittadini tendono ad ignorare il fatto che esistono davvero meccanismi di vessazione del contribuente, perché questi meccanismi sono quasi sempre utilizzati contro imprese e professionisti, una minoranza impopolare.
Ma nessuno è al sicuro, e così nello scorso mese di giugno la Cassazione (sentenza n. 12076 del 13.06.2016) si è occupata un lavoratore dipendente. Il suo datore di lavoro gli aveva pagato lo stipendio, com’è normale, al netto delle ritenute di imposta. Ma poi non aveva versato al Fisco quanto trattenuto. Con chi se l’è presa il Fisco? Col lavoratore!
Per due gradi di giudizio questi ha visto riconosciuta l’assurdità della pretesa, ma la vicenda è giunta infine in Cassazione, dove la ragion fiscale, come spessissimo accade in quella sede, ha prevalso.
In un sistema normativo complesso come il nostro, i giudici sono riusciti a trovare il modo per superare una norma chiara come poche (l’art. 22 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi), che prevede che le imposte dovute dal lavoratore siano al netto delle ritenute “operate” (non si dice “versate”) sui suoi redditi, e ha imposto al lavoratore di pagare, suggerendogli di fare causa al datore di lavoro. Come può un Fisco che si rende odioso aspettarsi la lealtà dei contribuenti? (CP)